SPORT

PAURA NELLO SPORT: DA COSA DIPENDE E COME AFFRONTARLA

Forza, coraggio, tenacia e resistenza sono qualità che in genere non mancano agli sportivi. Questo non significa però che chi svolge attività fisica non abbia mai momenti di difficoltà o di cedimento. 

Al contrario: la paura nello sport è un sentimento abbastanza comune, che può dipendere da vari fattori. Fortunatamente, esistono varie tecniche per affrontarlo e migliorare la situazione.

Paure più frequenti negli sportivi

Sbagliare

Incappare in un infortunio 

Avere performance deludenti 

Non riuscire a raggiungere in maniera soddisfacente un obiettivo 

Andare incontro a un fallimento 

Non sentirsi all'altezza 

Deludere le aspettative 

Provare dolore 

Ottenere un risultato inferiore a quello previsto 

Perdere o al contrario vincere 

Essere giudicati 

Non meritare la convocazione o la vittoria

Mancare il punto decisivo

Non è un sentimento negativo a priori

Nell'immaginario collettivo la paura è considerata un sentimento negativo, che ostacola e intralcia. In realtà, non è così: entro certi limiti la paura è funzionale e vantaggiosa. 

Si tratta, infatti, di una reazione emotiva a una situazione che viene percepita come pericolosa, e permette dunque di mettere in atto dei comportamenti utili al fine di evitarla o affrontarla al meglio. 

La paura può associarsi all'ansia, che altro non è che la tensione e la preoccupazione per l'intimo presagio di un rischio imminente, in gran parte sconosciuto e non ben individuabile.

Se la paura consente alla persona di mobilitare tutte le sue risorse per affrontare la minaccia o, in alternativa, fuggire, l'ansia la aiuta a individuare possibili pericoli futuri e a premunirsi contro di essi, elaborando strategie e soluzioni. 

Entrambe, dunque, sono emozioni di base, che comportano uno stato di attivazione dell'organismo che può essere molto utile.

Quando la paura nello sport diventa patologica

Avere paura, dunque, è normale e sano. Anche in ambito sportivo la paura può avere una valenza positiva. 

Aiuta, infatti, a non mettersi in una situazione di potenziale pericolo, per esempio a compiere un gesto che potrebbe essere fuori dalla propria portata o a cimentarsi in imprese titaniche senza un reale vantaggio, e a valutare bene come agire.

Se una persona non provasse paura prima e durante una gara o una particolare prova vorrebbe dire che non ci tiene abbastanza. L'importante è che il timore sia limitato sia in termini di intensità sia in termini di durata.

Se diventa eccessiva e/o si protrae a lungo, arrivando a essere paralizzante, a bloccare il movimento e a influenzare la qualità dell'allenamento e delle prestazioni e magari a compromettere una possibile carriera sportiva, allora significa che si è trasformata in paura patologica e disfunzionale. In questi casi, è importante intervenire.

Sintomi della paura

I movimenti si inceppano

Non si riescono a compiere gesti che prima erano alla propria portata

Ci si sente come bloccati

Nella propria mente iniziano a delinearsi scenari negativi

L'idea di scendere in campo, allenarsi, affrontare una particolare situazione legata al proprio sport spaventa

Respiro corto

Umore altalenate

Tachicardia

Insicurezza

Paura nello sport, come gestirla

Riconoscere le proprie emozioni e non negare la paura, ma cercare di accoglierla e attraversarla.

Individuare dei micro obiettivi, magari con l'aiuto del proprio allenatore, e scriverli su un diario. L'ideale è stabilire dei piccoli goal a livello tecnico, atletico, mentale e/o tattico che siano reali, concreti, fattibili e a portata di mano per tenere alta la motivazione e non demoralizzarsi.

Concentrarsi sul raggiungimento di un traguardo alla volta. Per esempio, si potrebbe puntare a migliorare del 10% i tiri efficaci se si gioca a calcio o la percentuale dei servizi in campo nel caso in cui si pratichi tennis. 

Una volta stabiliti gli obiettivi pensare alle possibili strade da percorrere per raggiungerli. 

Spostare il focus dalla vittoria alla prestazione. 

Procedere per piccoli passi e con esercizi via via più difficili per non farsi sopraffare.

Evitare di associare lo sport e le proprie performance al senso del dovere. Frasi come "devo allenarmi di più", "devo vincere", "è mio dovere non sbagliare" sono troppo rigide e rischiano di ottenere effetto contrario a quello sperato. 

Sì invece a dire cose come "voglio mettercela tutta", "voglio fare quella particolare mossa", "voglio farcela". 

Ritagliarsi del tempo per imparare ed eseguire con regolarità delle tecniche di rilassamento. 

Non auto-rivolgersi pensieri negativi e giudicanti, come "Che disastro che sono", "faccio schifo, "meglio che mi ritiri". Il dialogo interno deve essere sempre positivo. 

Non rimuginare sugli errori e imparare a considerarli un allenamento utile per migliorarsi.

Non pensare alle cose che si vogliono evitare, dicendo cose come "non devo sbagliare", "non posso fallire": il cervello umano non recepisce la negazione, per cui si finirà con l'ottenere l'esatto opposto di ciò che si vuole.

Formulare i propri pensieri in positivo. Ottimi per esempio pensieri come "posso farcela" o "guarda la meta".

Se si soffre di ansia da prestazione sono utili le tecniche di auto controllo, in modo che l'emozione non vada a oscurare gli schemi motori necessari a svolgere i gesti sportivi.

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