SALUTE
STARE A CASA TUTTO IL GIORNO: QUALI CONSEGUENZE?
Isolamento sociale e dal mondo
Sono diversi motivi per cui una persona decida di isolarsi dal mondo e vivere un ritiro sociale.
Ma perchè non si ha voglia di vedere nessuno?
Ovviamente prima fra tutto vi è l’isolamento sociale o paura delle relazioni o di mettersi in gioco in qualsiasi settore, ma potrebbe essere un sintomo anche di alcune patologie come la depressione, l’apatia, la clinomania o la cosiddetta sindrome di Hikikomori.
Vediamo più da vicino le diverse casistiche che coinvolgono una sintomatica in cui non si riesce più ad uscire di casa, isolandosi socialmente da tutto ciò che può fare paura e rinchiudendosi in quella che rappresenta un rifugio sicuro, ossia la casa.
Non ho voglia di fare niente
Il fatto di non uscire di casa può includere diverse motivazioni o patologia. Se il motto non ho voglia di fare niente, vi suona familiare, potremmo trovarci davanti a un caso di apatia.
I 3 sintomi dell’apatia in generale sono:
non aver voglia di fare niente: non c’è niente che stimoli l’interesse di una persona apatica Isolamento da qualsiasi responsabilità o relazione sociale
Mancanza di energie e stanchezza cronica. Se prolungata l’apatia può portare a gravi conseguenze, sia di umore che neurologiche, quindi se doveste soffrire di apatia, non abbiate timore di chiedere aiuto il prima possibile.
L’apatia normalmente si manifesta nei casi in cui non si ha più motivazione nei confronti dell’agire, di qualsiasi esso sia. Chi soffre di apatia non prova emozioni, e pertanto questo tipo di patologia si differenzia dall’ansia e dalla depressione, perchè non vi è mai nessuna crisi di alcun tipo. Solo l’indifferenza.
Per uscire dall’apatia, il consiglio principale è sicuramente chiedere aiuto a un terapeuta che aiuterà la persona a ritrovare la motivazione persa.
Alcuni consigli per riscoprire la motivazione possono essere:
Trovare uno scopo, più facilmente qualcosa che non si conosce e che possa sembrare interessante e che sia al di fuori della comfort zone.
La perfezione non esiste: gli standard che propinano internet e i media non sono reali. Ognuno ha i suoi fallimenti, i suoi difetti e le vite da copertina non esistono.
Riportando gli scopi quotidiani nella tua realtà, uno dopo l’altro, potranno aiutare a dare un quadro più completo delle proprie potenzialità (che sono tantissime!).
Non lasciarsi sopraffare dallo stress, cercando di mantenere l’autocontrollo. A volte la risposta allo stresso può essere l’estremo opposto ossia l’apatia. Mantenere il proprio quotidiano ricco di sane abitudini può aiutarci a non soccombere allo stress.
Se vi capita di sentirvi catturati dall’apatia e non avere voglia di fare niente, cercate di non rimanere chiusi in casa, ma riprendete delle piccole abitudine quotidiane un passo dopo l’altro, e non abbiate timore di chiedere aiuto, per ritrovare così la motivazione.
Sindrome di Hikikomori
Avete mai sentito parlare dei cosiddetti "Hikikomori"? Si tratta di un fenomeno nato in Giappone per cui soprattutto gli adolescenti decidono di chiudersi, per mesi se non per anni, nella propria stanza, senza avere contatto con l'esterno, se non attraverso la "finestra" che offre internet.
Gli Hikikomori ormai non sono solo ragazzi giapponesi ma anche europei e americani.
Senza bisogno di arrivare al caso estremo degli Hikikomori, stare a casa tutto il giorno è positivo? Quali sono le cause? Senza dubbio, dietro questa voglia di chiudersi in casa ci sono cause psicologiche.
Bassa autostima, paura del fallimento e timore delle relazioni sociali sono sintomi che, in questo caso, non devono essere confusi con la pigrizia, soprattutto se questa situazione dura per molti mesi e se internet rappresenta l'unico contatto con il mondo esterno.
Mio figlio ha 20 anni e non esce di casa
Il fenomeno dell’Hikikomori è in crescita anche in Italia, ed è la preoccupazione di molti genitori, i cui figli non escono di casa e passano tutto il giorno davanti al computer.
Hikikomori in giapponese significa ragazzi accartocciati, che si rinchiudono nella loro stanza e non parlano né interagiscono con nessuno se non attraverso supporti telematici.
Capire questo disagio include non solo approfondire un contesto psicologico individuale, ma anche un contesto sociale che nasconde dietro questo comportamento patologie individuali e sociali.
Come fare per aiutare un figlio che soffre di questa patologia e si rinchiude in casa dietro a un portatile, la playstation o un mobile?
In italiano questo atteggiamento viene chiamato anche ritiro sociale: il ritiro viene abitato grazie all’accompagnamento del videogioco o del monitor, che serve per sublimare il tipo di socializzazione che si sta utilizzando, nascondendo la propria fisicità adulta in uno spazio che non esiste (il mondo online).
La tecnologia è quindi un sintomo di un disagio fisico e mentale profondo.
Molto spesso i ragazzi che soffrono di questa patologia si rifiutano categoricamente di uscire di casa, anche per iniziare la terapia.
Esistono associazioni di terapeuti che possono aiutare a migliorare questa condizione con una terapia a domicilio, che includerà ovviamente anche i genitori, per poter studiare a fondo il contesto famigliare e psicologico.
Clinomania
Dietro questa auto-reclusione, inoltre, ci possono essere anche fobie o la cosiddetta "clinomania".
Si tratta della voglia irrefrenabile non alzarsi dal letto , per potersi sentire al sicuro. È un modo per non dover affrontare ciò che si trova al di fuori della propria stanza e nel mondo esterno.
Questo disturbo può presentarsi in periodi di forte stress, può essere il sintomo di una depressione o, in particolar modo, della depressione post partum. Il letto rappresenta un'ancora di salvezza, quasi come se fosse un grembo materno che protegge la persona dai pericoli esterni.
Ma come combattere la clinomania?
Per combattere la clinomania e l’incapacità di alzarsi dal letto potrebbe essere necessario chiedere aiuto al proprio medico di famiglia e soprattutto a uno psicologo o a uno psicoterapeuta per comprendere le cause di questo atteggiamento, e trovare la miglior terapia, indispensabile per ritrovare le forze per uscire di casa e per riprendere uno stile di vita normale.
Paura di uscire di casa: Aorafobia
Vi è un altro caso da considerare se si fa di tutto per rimanere a casa, rappresentata dalla paura di uscire di casa o Aorafobia.
Questo fobia si caratterizza non tanto dalla paura di uscire di casa in sé, ma per la paura di sentirsi male in situazioni dove essere soccorsi potrebbe essere difficile o imbarazzante, ossia fuori casa .
Questa paura è pertanto connessa all’agorafobia (che è la paura degli spazi aperti), e ne rappresenta comunque un possibile sintomo (ossia la paura ad uscire di casa).
Questa paura è caratterizzata da un evitamento della situazione che può portare fobia e da un’ansia anticipatoria su quello che potrebbe accadere, vivendo così la paura di un attacco di panico e negandosi la possibilità di uscire di casa.
Come nel caso dell’agorafobia, per esempio, questa fobia si manifesta con la necessità di avere la figura dell’accompagnatore accanto.
In questo modo la persona riuscirà ad uscire più facilmente di casa, ma d’altro canto potrebbe generarsi una dipendenza tra la persona che soffre la fobia e l’accompagnatore.
In questi casi il consiglio è quello di ricorrere a uno specialista che possa aiutare la persona che soffre di tale fobia, a superare il panico e la paura irrazionale.
Come vedremo meglio in seguito, rimanere in casa tutto il giorno può portare a gravi conseguenze, anche neurodegenerative.
Non voler uscire di casa: sintomo di depressione
Un altro caso in cui l’isolamento sociale è sintomo di una patologia maggiore è il caso della depressione.
Questa può manifestarsi con il fatto di non riuscire a uscire più di casa, ma anche con l’incapacità di alzarsi dal letto, quindi con la clinomania. La depressione di questo tipo deriva probabilmente da problematiche profonde, come l’ansia sociale, senso di solitudine o bassa autostima.
La depressione può portare a conseguenze molto serie, quindi se vi sentiste profondamente tristi, con disturbi d’ansia e problematiche ad uscire di casa o alzarvi dal letto, il consiglio è quello di chiedere aiuto e contattare un terapeuta per iniziare una terapia ad hoc.
Quali sono le conseguenze?
Se stare in casa tutto il giorno diventa un'abitudine è imprescindibile chiedere aiuto e supporto medico o psicologico. Stare tutto il tempo a casa ha conseguenze negative sul nostro benessere psico-fisico.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "Current Biology", quest'abitudine può causare un aumento della possibilità di soffrire d'ansia e d'insonnia.
Secondo gli studiosi dell'University of Colorado at Boulder, infatti, la luce del sole ci serve per regolare i nostri ritmi biologici (ritmo circadiano) e, di conseguenza, anche quelli del sonno.
L'esposizione unicamente all'illuminazione elettrica, invece, può aumentare il rischio di soffrire di disturbi del sonno, ansia, depressione, obesità e carenza di vitamina D.
Per questo, gli studiosi consigliano di stare all'aperto almeno 45 minuti al giorno, preferibilmente di mattina e a contatto con la natura.
Tutti questi rischi possono colpire non solo chi soffre di un determinato disturbo psicologico ma anche chi è costretto a lavorare in casa tutto il giorno, magari da freelance.
L'auto-reclusione e il ritiro sociale, inoltre, hanno effetti negativi anche sulle nostre capacità sociali.
Utilizzare i social network e in generale internet per parlare con familiari e amici, infatti, mette a rischio i nostri rapporti con gli altri e ci impedisce di godere dei piaceri della vita.
Conclusioni: ritiro sociale e paura ad esporsi
Stare sempre a casa, può essere una sintomatica di diverse patologie: prima fra tutto il ritiro sociale, o il cosiddetto Hikikomori, che colpisce ragazzi di giovane età che non riescono più ad uscire di casa e socializzano solo attraverso i videogiochi.
Potrebbe anche essere sintomo di apatia o di Aorafobia: bisogna capire quali sono le motivazioni e le cause profonde di questa patologia e aiutare la persona ad uscire da questo stato.
Esistono associazioni e terapeuti che si occupano di realizzare terapia a domicilio o online, proprio per aiutare le persone che non riescono ad uscire di casa.
La terapia in questo modo, soprattuto nelle prime tappe, può prendere in esame sia il contesto famigliare che individuale (proprio perchè anche altre persone possono influenzare alcuni atteggiamenti), e magari portare l’individuo poco a poco a riprendere alcune abitudini quotidiane.
Certo è che, soprattuto per quanto riguarda l’hikikomori, anche il contesto sociale assume un’importanza abbastanza profonda, dal momento che è un fenomeno sempre più presente nelle nuove generazioni.