SALUTE

IPERSONNIA, CAUSE E RIMEDI PER L' ECCESSO DI SONNO

Che cosa è l'ipersonnia, chi colpisce e in che modo si può rimediare al "troppo sonno".

La c.d. ipersonnia è una condizione dell’organismo umano che conduce a una situazione opposta a quella dell’insonnia. Pur trattandosi – come la più nota e diffusa insonnia – di un disturbo del sonno, l’ipersonnia induce l’uomo o la donna affetta a soffrire di uno stato di sonnolenza eccessiva, il cui effetto – di diversa incisività e di diversa frequenza e specificità – somiglia a una sorta di dipendenza naturale dal “riposo”.

Cos’è l’ipersonnia

Da quanto sopra dovrebbe esser chiaro che l’ipersonnia è una condizione piuttosto varia, che influenza la quotidianità con una sensazione di sonnolenza eccessiva. Il paziente avverte una sensazione di stanchezza che è però differente a quella che potrebbe essere associata all’affaticamento che si può avvertire al termine di una giornata particolarmente intensa, o ancora alla condizione di stanchezza cronica.

L’ipersonnia è invece qualificabile generalmente come un disturbo del sonno secondario ad altre condizioni, come l’apnea del sonno, e merita pertanto di essere affrontato con uno sguardo di più ampio spettro rispetto a quanto si è abituati a fare con le “comuni” sensazioni di stanchezza.

Si tenga inoltre conto come l’ipersonnia abbia diverse caratteristiche in comune con un’altra condizione quale la narcolessia, e in particolare a uno stato cronico di sonnolenza. Le persone che sono affette da ipersonnia non hanno ad esempio riscontrabile il movimento rapido degli occhi (in fase REM) durante il proprio sonno. Inoltre, la loro latenza del sonno (ovvero, il tempo necessario per addormentarsi), è piuttosto breve, a volte anche meno di cinque minuti.

Prima di comprendere quali siano le cause dell’ipersonnia, può essere utile rammentare come questo scenario si suddivida in due tipi principali. Da una parte abbiamo infatti la c.d. ipersonnia idiopatica. Dall’altra parte troviamo la c.d. sindrome di Klein-Levin, che è spesso comunemente definita anche con l’appellativo di ipersonnia ricorrente.

Diverse sono le origini di queste situazioni. L’ipersonnia idiopatica ha una presunta origine nel cervello, ed è associata a una caratteristica di sonno prolungato, ma non in fase REM. Di contro, la sindrome di Klein-Levin di norma colpisce i maschi adolescenti, con un profondo attacco di sonnolenza eccessiva. Questi attacchi sono inoltre generalmente associati con un incremento dell’assunzione di cibo e con una insolita potenza sessuale.

Chiarito ciò, è ben evidente come la sindrome di Klein-Levin abbia delle origini ben differente dalla condizione di ipersonnia idiopatica, e colpisce i modelli di comportamento.

In essi, determina uno scenario di irritabilità e/o di apatia, ma la condizione è in realtà molto meno comune di quanto invece avvenga con l’ipersonnia idiopatica.

Ipersonnia da sindrome di Klein-Levin

In particolare, nella sindrome di Klein-Levin il momento della manifestazione di esordio della malattia è intorno ai 14-15 anni. La durata della condizione può anche protrarsi per diversi anni. In ogni caso, i sintomi sono ciclici e quasi mai continuativi. Ne deriva che un paziente può pertanto sperimentare la presenza di una serie di episodi che possono durare fino a dieci giorni alla volta, ma poi può attraversare un periodo di particolare assenza della durata anche di diversi mesi. Gli episodi risultano essere generalmente più estesi nelle donne.

Per quanto concerne la generalità della condizione negli adulti, di solito si può definire di essere affetti da ipersonnia se l’uomo o la donna non adolescente dorme per più di dieci ore al giorno per un periodo di due settimane.

Tra i fattori di incidenza del meccanismo che determina l’ipersonnia, è ben noto che possano esservi delle condizioni ereditarie. Può anche manifestarsi come una conseguenza di disturbi d’ansia come la depressione clinica o l’uremia. Si ipotizza altresì che anche il sovrappeso possa comportare una maggiore probabilità di soffrire di ipersonnia.

Cura dell’ipersonnia

L’ipersonnia viene trattata in diversi modi a seconda delle cause che hanno tratto l’origine di questa particolare condizione.

Generalmente, il medico – una volta che ha affrontato in maniera specifica il caso con il proprio paziente – potrebbe ad esempio procedere attraverso l’uso di stimolanti vari e/o medicinali, comprese le anfetamine, gli antidepressivi e il modafinil (una combinazione di un antidepressivo e uno stimolante). Come intuibile, i dosaggi dei medicinali vengono basati dal dottore sull’osservazione delle esigenze individuali dei pazienti.

Tuttavia, di solito prima di procedere con una simile terapia, i medici proveranno a condividere con il proprio paziente alcuni rimedi meno invasivi. Pertanto, se si sospetta che si soffre di ipersonnia, si potrebbe iniziare a fronteggiare questa condizione attraverso i suggerimenti comuni, quali:

stabilire degli orari precisi per andare a letto e per svegliarsi, e cercare così di abituare il proprio corpo a prendere la dovuta abitudine;

fare esercizio fisico per circa 20 o 30 minuti al giorno. Per ottenere migliori risultati, è preferibile compiere un allenamento circa 4-5 ore prima di coricarsi;

evitare qualsiasi cosa che possa contenere sostanze eccitanti come la caffeina. Gli stimolanti hanno infatti il prevedibile effetto conseguente di disturbare il proprio sonno. Inducono pertanto il paziente che ritiene di soffrire di ipersonnia a evitare alimenti che potrebbero alterare la normalità del riposo. Si pensi a cioccolato, caffè, tè non vegetali, alcool, bibite e farmaci per dimagrire;

dedicarsi ad attività rilassanti come la lettura o un bagno caldo poco prima di andare a dormire;

assicurarsi che la propria camera da letto abbia una temperatura confortevole, visto e considerato che le temperature troppo fredde o troppo calde possono disturbare il sonno.

Se i precedenti rimedi non dovessero essere sufficienti per poter trovare il giusto benessere, diviene opportuno contattare il proprio medico per gli opportuni approfondimenti.

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