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SANGUE DAL NASO (EPITASSI)

La perdita di sangue dal naso (anche epistassi o, molto raramente, rinorragia) è una manifestazione che può verificarsi a tutte le età, ma è molto più frequente nei bambini, soprattutto in quelli più piccoli. Può non avere alcuna causa apparente (in questo caso si parla di epistassi essenziale) oppure rappresentare il segno di una condizione patologica locale o sistemica (in questo caso si parla di epistassi secondaria).

Secondo una ricerca pubblicata alcuni anni fa sul New England Journal of Medicine* l’epistassi si manifesta nel 60% circa delle persone durante la loro vita (questa notevole frequenza è facilmente spiegabile con il fatto che la mucosa nasale è una zona particolarmente ricca di vasi sanguigni), ma è opportuno precisare che tale evenienza risulta essere un problema di tipo medico soltanto nel 6% circa dei casi.

La stragrande maggioranza (circa il 90%) degli episodi di perdita di sangue dal naso è relativa alla parte anteriore delle fosse nasali (epistassi anteriore), in corrispondenza di una zona denominata locus Valsalvae (anche area di Kiesselbach); il resto dei sanguinamenti nasali (circa il 10%) sono di origine posteriore (epistassi posteriore); l’area della mucosa nasale associata a questo tipo di epistassi è la cosiddetta area di Woodruff. Le epistassi posteriori sono più comuni in soggetti adulti (età >60 anni).

Le cause delle epistassi e le condizioni associate

La comparsa di perdite di sangue dal naso può essere dovuta, come già accennato in apertura d’articolo, a problematiche di tipo locale oppure di tipo generale.

Molte epistassi sono di origine traumatica; un evento abbastanza frequente è infatti la rottura dei vasi sanguigni del setto nasale, rottura che i bambini piccoli provocano con l’introduzione delle dita nel naso. Altre volte l’epistassi è causata dal soffiarsi il naso con troppo vigore. Cause traumatiche meno frequenti sono le fratture nasali, le contusioni e gli interventi di tipo chirurgico. Cause particolari di epistassi sono i cosiddetti barotraumi degli aviatori e dei sommozzatori; in queste circostanze le perdite di sangue dal naso sono provocate dalle lesioni a livello vasale dovute alle variazioni pressorie repentine tipiche di tali attività.

Un’altra causa di perdita di sangue dal naso è la prolungata esposizione ai raggi solari che provoca un’eccessiva essicazione della parte interna del naso; anche il soggiorno prolungato in ambienti eccessivamente riscaldati può provocare epistassi, a motivo dell’eccessiva deumidificazione della mucosa del naso.

L’epistassi può anche essere sintomo della presenza di una condizione di tipo patologico a livello rino-sinusale (fibroma rino-faringeo, granulomatosi di Wegener, neoplasie dei seni nasali e paranasali, polipi nasali, rinite, sindrome influenzale, sinusite, varici del setto nasale, vestiboliti ecc.).

Fra le patologie di tipo generale che possono originare epistassi vi sono l’arteriosclerosi (a causa delle alterazioni a carico della parete arteriolare), le cardiopatie, le coagulopatie (fra cui le emofilie), il diabete, le epatopatie, l’ipertensione arteriosa (a causa della pressione esercitata sulla parete dei vasi)**, le leucemie, le patologie renali, le piastrinopatie ecc. Una patologia in cui si verificano frequentemente perdite di sangue dal naso è la teleangectasia emorragica ereditaria (malattia di Rendu-Osler). Anche diverse patologie infettive annoverano fra i possibili segni l’epistassi (febbre tifoide, influenza, morbillo, scarlattina ecc.). Si veda anche l’ultimo paragrafo dell’articolo: Argomenti correlati.

In altri casi le epistassi sono associate a ipovitaminosi K, ad alcolismo e all’utilizzo di farmaci anticoagulanti (dicumarolo, warfarin ecc.) e di acido acetilsalicilico. Tra i farmaci che molto spesso causano epistassi va ricordata l’isotretinoina, un retinoide che viene utilizzato per il trattamento dell’acne (nel foglietto illustrativo del farmaco, l’epistassi è segnalata fra gli effetti indesiderati che si verificano con maggiore frequenza).

Si devono poi ricordare, fra le cause perdita di sangue dal naso, le irritazioni di tipo chimico (inalazione di sostanze tossiche o di sostanze stupefacenti; si pensi in quest’ultimo caso ai frequenti episodi di epistassi che interessano i cocainomani).

Accertamenti diagnostici in caso di epistassi

È doveroso premettere che la stragrande maggioranza delle epistassi anteriori si interrompono spontaneamente nel giro di pochi minuti e non è necessario l’intervento di un medico. In altri casi potrebbe essere opportuno richiedere accertamenti diagnostici.

La diagnosi viene effettuata in base alla sintomatologia e all’anamnesi (il medico dovrà essere informato sulla ricorrenza degli episodi di epistassi e sulla quantità di sangue che generalmente fuoriesce; egli inoltre deve sapere da quanto tempo si verificano le perdite di sangue, se sono state rilevate tracce ematiche anche nelle feci e se gli episodi emorragici si arrestano rapidamente quando le narici vengono strette oppure quando viene messo del ghiaccio a contatto con il setto nasale).

Potranno essere richiesti esami quali l’endoscopia nasale, l’esame emocromocitometrico, una radiografia cranica per ricercare l’eventuale presenza di traumi oltre ad alcuni test che valutano l’efficienza della coagulazione come per esempio il tempo parziale di protromboplastina attivata (PPT) o il tempo di protrombina (PT).

Cosa fare e cosa non fare in caso di epistassi

Episodi di epistassi che mettono un soggetto in pericolo di vita sono evenienze rarissime, tuttavia, abbondanti e ripetute perdite di sangue possono essere causa di anemia. Alcune volte, quando la perdita di sangue dal naso è notevole, è possibile che il soggetto provi una sensazione di stordimento.

Quando si verifica un episodio di epistassi si deve tentare di controllarlo comprimendo esternamente, per un tempo variabile dai 5 ai 10 minuti, la narice dalla quale fuoriesce il sangue. La testa deve essere leggermente piegata in avanti (e non all’indietro, come sovente, ma erroneamente, viene raccomandato); tale manovra impedisce la deglutizione di sangue con eventuale conseguente emesi.

Se la manovra di compressione non sortisce gli effetti voluti, è possibile tentare di premere con le dita sulle ali del naso per altri 5 o 10 minuti avendo cura di applicare un impacco ghiacciato alla radice del naso; in mancanza di ghiaccio si può utilizzare un fazzoletto imbevuto di acqua fredda.

Se le perdite di sangue dal naso non si arrestano nonostante si siano effettuate le manovre sopra riportate è necessario contattare un medico; l’introduzione di garze o cotone all’interno delle narici potrebbe essere controproducente in quanto la loro rimozione potrebbe essere causa di nuovi episodi emorragici.

Può essere utile, nei giorni seguenti, ungere l’interno delle fosse nasali con un po’ di vaselina per far sì che la mucosa nasale non diventi eccessivamente secca e facilmente irritabile.

Se gli episodi di epistassi non sono gravi e non sono legati a patologie di una certa serietà, ma sono abbastanza frequenti, è consigliabile l’umidificazione degli ambienti in cui si soggiorna molto a lungo. Possono inoltre essere utili le applicazioni di soluzioni saline sterili allo scopo di prevenire o comunque diminuire la secchezza della mucosa del naso. Un altro consiglio pratico che può risultare di una certa utilità è quello di dormire con la testa in una posizione più sollevata di quanto non lo è in genere, allo scopo di alleviare la pressione sanguigna a livello dei vasi frontali.

Ovviamente il medico deve essere sempre contattato se l’epistassi è conseguente a un trauma cranico oppure se non sono chiari i motivi per cui l’episodio di sanguinamento si è venuto a verificare.

In alcuni casi (episodi che ricorrono con notevole frequenza o refrattari alla compressione locale o ai farmaci vasocostrittori) potrebbe essere necessario ricorrere alla cosiddetta cauterizzazione, che può essere di tipo chimico (viene generalmente utilizzato il nitrato di argento) oppure elettrica (trattamento che viene effettuato con apposite apparecchiature).

Il tamponamento nasale – Il tamponamento nasale è una tecnica che viene utilizzata per trattare le epistassi che non rispondono ai trattamenti citati in precedenza. Generalmente si utilizzano tamponi gonfiabili o che si gonfiano nel momento in cui vengono bagnati. Tali tamponi vengono lasciati all’interno del setto per un periodo variabile da uno a tre giorni, dopodiché vengono rimossi. Questo tipo di trattamento ha un percentuale di successo che si aggira tra il 60% e l’80% dei casi. Il tamponamento è una tecnica che richiede l’intervento di un medico otorinolaringoiatra.

Le cose da evitare – Fra le cose da evitare ricordiamo l’esposizione eccessiva ai raggi solari se gli episodi di epistassi sono dipendenti da questo motivo.

Non è consigliabile nemmeno ricorrere, se non espressamente richiesto dal medico per altri motivi, a farmaci che interferiscono con la coagulazione del sangue.

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