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EMORROIDI:CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
Le emorroidi sono una patologia piuttosto comune che si stima colpisca almeno una volta nella vita la quasi totalità della popolazione. Secondo altre fonti oltre 3 milioni di italiani (il 40% della popolazione adulta) soffre di emorroidi.
Il problema si manifesta con uguale frequenza nei due sessi anche se nelle donne occorre considerare i possibili rischi legati alla gravidanza. Durante questo periodo sono infatti diversi i fattori che possono influire sulla comparsa o sull'aggravarsi della patologia emorroidaria. Tra i principali vi sono:
alterazioni ormonali che influiscono direttamente sul tessuto vascolare
effetto meccanico dovuto alla presenza del feto
drastico aumento della pressione intraddominale durante il parto
Le emorroidi insorgono prevalentemente tra i 45 ed i 65 anni e tendono ad aggravarsi con il passare del tempo. All'origine della patologia vi sono anche fattori predisponenti come la familiarità, lo stile di vita e le abitudini alimentari.
Tra i principali fattori di rischio, il più influente è legato alla presenza di disfunzioni intestinali, come stitichezza o diarrea cronica.
Sedentarietà, sforzi eccessivi, abuso di lassativi, stazione eretta prolungata, abuso di alcol e/o nicotina ed alimentazione incongrua sono altri fattori che possono scatenare o aggravare i disturbi emorroidari.
A proposito di abitudini dietetiche è importante sottolineare che un organismo sano è perfettamente in grado di gestire qualsiasi alimento, compresi quelli considerati a rischio per le emorroidi. Ovviamente un uso massiccio e prolungato di questi particolari alimenti potrebbe a lungo andare determinare la comparsa della malattia o di altre patologie proctologiche. Nel caso il soggetto soffra già di emorroidi andranno invece aboliti o perlomeno limitati tutti quegli alimenti in grado di irritare la mucosa anale come peperoncino, insaccati, alcol, cioccolato e spezie piccanti.
Prevenire le emorroidi
prevenire le emorroidiConsiderando l'impossibilità di determinare con certezza una causa univoca, per le emorroidi non è possibile parlare di una vera e propria opera di prevenzione primaria. Per allontanarne l'insorgenza è quindi sufficiente seguire dei consigli di carattere generale, utili per migliorare la funzionalità dell'intero organismo e proteggerlo al tempo stesso da molte altre malattie.
Per prevenire le emorroidi è quindi molto importante condurre una vita attiva, svolgendo attività fisica con regolarità ed evitando fumo ed alcolici. Sport come jogging, ballo, marcia o ginnastica dolce per la terza età migliorano le funzionalità corporee rinforzando al tempo stesso la regione pelvica.
L'alimentazione ha invece un ruolo importantissimo sia nella prevenzione primaria, sia in quella secondaria (dopo la comparsa delle emorroidi). Una dieta equilibrata, ricca di acqua e fibre, aiuta infatti a regolarizzare le funzioni intestinali, allontanando uno dei principali fattori di rischio.
Un'accurata igiene personale, non solo previene le emorroidi ma anche altre malattie molto fastidiose, come le ragadi anali o le fistole. Anche la scelta della biancheria intima è molto importante poiché tessuti permeabili come il cotone "lasciano respirare la pelle" evitando il ristagno di calore ed umidità.
Curare le emorroidi
La cura delle emorroidi varia in relazione alla gravità della patologia. Se nei casi più lievi è sufficiente un po' di moto e delle corrette abitudini dietetiche per favorire la guarigione, in quelli particolarmente gravi l'unica soluzione efficace è data dall'intervento chirurgico. Tra questi due estremi si collocano poi tutta una serie di interventi ambulatoriali svolti in anestesia locale come fotocoagulazione e legatura elastica. Il risultato di questi trattamenti risolve nella maggior parte dei casi il problema al primo tentativo (circa il 60%), mentre in quelli più sfortunati si rende necessaria la ripetizione del trattamento.
Nello stadio iniziale la cura delle emorroidi avviene grazie ad una serie di accorgimenti in grado di ridurre l'infiammazione e restituire elasticità alle pareti venose. L'alimentazione dev'essere a tal proposito ricca di acqua e fibre, in modo da favorire l'evacuazione intestinale; al tempo stesso andranno evitate tutte quelle situazioni che causano un aumento pressorio sulle emorroidi, come il sollevamento di carichi pesanti, o sforzi eccessivi nella defecazione. Anche l'igiene anale con lavaggi di acqua tiepida e sapone acido è molto importante, poiché accelera la guarigione ed allontana il rischio di infezione. Da evitare sono invece i lavaggi con acqua gelida poiché il conseguente spasmo della muscolatura anale potrebbe causare lo strozzamento dei noduli emorroidali.
Pomate e supposte ad azione decongestionante, anestetica e/o disinfettante, rappresentano infine i rimedi "conservativi" utili per curare le emorroidi in stadio iniziale ed alleviarne i sintomi. Le principali sostanze impiegate a questo scopo sono i corticosteroidi e gli anestetici ad azione locale. Anche in questo caso, come avviene per moltissime altre patologie, i farmaci alleviano i sintomi ma non agiscono sulle cause che hanno dato origine alle emorroidi. Per questo motivo, e per gli altri effetti derivanti dal loro utilizzo, i farmaci non vanno assunti in maniera indiscriminata ma sotto esclusivo controllo medico.
Se tutte queste cure non sortiscono l'effetto desiderato e vi è un peggioramento della sintomatologia, non risolvibile mediante tecniche ambulatoriali, l'intervento chirurgico va considerato come l'unica alternativa realmente efficace.
L'operazione di asportazione chirurgica (emorridectomia), che si rende necessaria per le emorroidi di grado superiore al primo associate a forti sanguinamenti, a trombi frequenti o a prolasso completo (IV grado), ha subìto nel corso degli anni numerose evoluzioni.
Oggi, esistono tre tipi principali di interventi chirurgici, quello classico (emorroidectomia tradizionale aperta di Milligan e Morgan) e i due più innovativi: il metodo basato sulla tecnica messa a punto dal Dr. Longo e il metodo THD.
La prima tecnica, non certo priva di effetti collaterali, si basa sull'asportazione chirurgica delle emorroidi grazie alla rimozione dell'eccesso di tessuto responsabile di emorragie e prolasso.
Il metodo di Longo si basa invece sul riposizionamento delle emorroidi prolassate (intervento di prolassectomia ed emorroidopessi). Questo accorgimento consente al paziente un recupero più rapido (in genere entro 10-15 giorni, rispetto alle 4-6 settimane previste con l'intervento tradizionale), allevia la sintomatologia dolorosa ed ha un'efficacia sovrapponibile al metodo tradizionale.
Il metodo THD consiste nella sutura dei rami terminali dell'arteria rettale superiore che è l'arteria che porta sangue alle emorroidi. In caso di prolasso, alla sutura si associa una pessia, ovvero il riposizionamento della mucosa nella sua sede naturale. Anche questa tipologia d'intervento ha tempi di recupero più rapidi rispetto al metodo tradizionale (7-10 giorni) perché non prevede asportazione di tessuti, allevia la sintomatologia dolorosa e presenta un basso tasso di recidive.
La scelta dell'intervento più adatto viene compiuta dallo specialista in base ai risultati della visita specialistica proctologica.
Se la diagnosi è corretta circa il 96% dei pazienti riesce a risolvere definitivamente il fastidioso problema delle emorroidi.