Alimentazione

C'E' BARRETTA E BARRETTA. SAPETE RICONOSCERLE?

Non tutte le barrette alimentari hanno le medesime caratteristiche e qualità. Impariamo a giudicarle con il necessario spirito critico

Nella percezione comune la classica “barretta” alimentare ha assunto un ruolo consolidato ed accettato. La stragrande maggioranza delle persone tende a considerarle (quasi) una normalità nella propria dieta. Tale concezione è dovuta principalmente ai media, soprattutto alla TV, che da almeno 10 anni presenta le barrette come pasti sostitutivi e completi.

Una semplificazione di questo tipo disorienta l’utente e non gli permette di distinguere fra una barretta tecnica e una meno affidabile sotto il profilo qualitativo. Nell’approcciarsi a una barretta, il 90% del pubblico ha come riferimento i classici “snack” merendina e si aspetta che questi siano gustosi e prelibati.

Le aziende produttrici sono ben coscienti di questo meccanismo e puntano a soddisfare le richieste del mercato a scapito, spesso, della qualità. 

Classifichiamo le barrette 

Le barrette si possono suddividere in: 1) Proteiche con quote variabili e tipologie diverse di carboidrati 2) Proteiche a bassi carboidrati (comprese le iperlipidiche) 3) Energetiche (con o senza copertura di cacao). Le prime sono essenzialmente degli snack proteici, delle merendine gustose volte a mantenere un buon apporto proteico, ma senza curarsi troppo della quantità e qualità dei carboidrati e grassi introdotti. 

All’interno di questa tipologia troviamo anche molte barrette “sostitutive di pasto”. Per assumere tale dicitura infatti, basta che si attengano alle indicazioni ministeriali sul quantitativo di macronutrienti (comprese fibre e vitamine) che devono assicurare per la copertura minima a sostituzione di un pasto. La seconda categoria riguarda le cosiddette barrette “tecniche”. Esse forniscono la massima dose proteica cercando di ridurre al minimo il quantitativo di zuccheri. Anche la presenza di grassi è controllata, ma solitamente in questo tipo di filosofia alimentare “low carb” l’essenziale è il controllo insulinico. Si possono inserire in questa classe le barrette specializzate compatibili con alcune scelte alimentari (tipo “dieta a zona”). Non tutte le barrette alimentari hanno le medesime caratteristiche e qualità.

Impariamo a giudicarle con il necessario spirito critico 

Le pezzature delle barrette di queste categorie sono molteplici, dipendono della lavorazione e soprattutto dal tipo di macchine che possiede il confezionatore; solitamente si va dai 35 agli 80/100 gr. È importante sapere che, secondo la normativa italiana, uno snack “monodose” deve contenere al massimo 35 gr di proteine. Ipotizzando quindi una barretta da 80 gr, per avere 35 gr di proteine occorre che il suo tenore proteico sia del 43% (percentuale altissima se si intende mantenere la caratteristica di low carb). La terza categoria è quella delle barrette a base quasi esclusiva di zuccheri. 

La differenza tra queste ultime e gli snack “da bar” è il ridotto quantitativo di grassi (se questi sono presenti dovrebbero essere tecnici, vale a dire utili alla prestazione), e una scelta accurata della tipologia di carboidrati, che tenga conto dei tempi di attivazione e di indice glicemico. Tutte le tipologie sopra esposte possono inoltre essere arricchite con degli aminoacidi oppure con della creatina. Le barrette energetiche, essendo indirizzate principalmente a chi fa sport di resistenza, vengono spesso addizionate con molecole come la carnitina o i grassi MCT e formulate con cereali, pasta di mandorle, miele, frutta secca ecc.

Le barrette varie possono inoltre contenere pool di vitamine e minerali che certamente impreziosiscono il prodotto.

Controllare le etichette

Prima di fare ricorso a una barretta occorre chiarire le proprie finalità. Il fatto che la barretta sia venduta in palestra o in negozi specializzati non ne garantisce automaticamente l’idoneità allo scopo che ci siamo prefissati dal punto di vista nutrizionale. È essenziale saper controllare e “capire” le etichette. Tale esercizio non è semplice, soprattutto quando l’involucro risulta spiegazzato e il testo poco leggibile, con caratteri minuscoli. 

Superate le difficoltà di ordine pratico, bisogna ricordare che gli ingredienti devono essere sempre indicati in modo decrescente, con il componente più presente in testa alla lista e gli altri di seguito. In una barretta snack-proteica i carboidrati sono tanti a causa dell’immancabile copertura di cacao. Ma non c’è nulla di male; questo tipo di barretta non vanta proprietà particolari a parte quelle legate al gusto e alla facilità di rifornimento proteica e non si preoccupa troppo per lo stimolo glicemico.

Il controllo dell’asse glicemiainsulina è invece fondamentale nelle barrette “tecniche” proteiche, dove il rifornimento proteico viene solitamente abbinato alla scarsa o nulla presenza di carboidrati a basso indice glicemico. Per ottenere il gusto si devono reperire i giusti aromi e lavorare con edulcoranti e/o polialcoli. Un sapiente lavoro di mix fra le infinite possibilità di associazione determina la riuscita o meno del prodotto finale.

Va specificato che nel momento in cui anche le barrette “tecniche” adottano la copertura di cacao, è inevitabile la presenza di alcuni zuccheri semplici (glucosio, fruttosio, saccarosio), ma questi sono contenuti entro il 7-10% (su 80 gr si hanno 5/8 gr di zuccheri), un quantitativo veramente trascurabile anche per i più fiscali. Il vero “nemico” delle barrette tecniche è il glicerolo, una molecola che serve a garantire la morbidezza e la fragranza della barretta, oltre che a renderla più dolce.

Tecnicamente si tratta di un alcool, quindi non influente al fine della tabella nutrizionale sul contenuto di carboidrati, ma il problema è che presenta una discreta risposta glicemica. L’introduzione del glicerolo è quasi inevitabile, ma un conto è mantenere la sua quota intorno al 5-6%, un altro è raggiungere il 15- 25%, come avviene in molti prodotti “low carb”.

In conclusione 

Certamente la moderna tecnologia ha fatto evolvere enormemente e positivamente il settore delle barrette. Queste a volte prendono il posto dei “classici” frullati proteici, soprattutto quando si è fuori casa. Per molti rappresentano una gratificazione “sfiziosa”, uno snack gradevole anche quando si sta seguendo un regime alimentare controllato.

Se il confronto viene fatto fra snack tradizionali (cosiddetti “da bar”) e barrette proteiche, queste ultime, per quanto poco tecniche, sono sempre vincenti. Se invece chiediamo alla barretta di sostituire il pasto o comunque di integrarsi ad esso con determinate esigenze nutrizionali, un’attenta lettura dell’etichetta è indispensabile. Mangiare la barretta al posto del pranzo o della cena può andare bene solo occasionalmente, non deve diventare prassi consolidata e ripetuta.

È sempre preferibile che le persone mantengano un sano rapporto con il cibo, con tutte le valenze a esso legate (educative, iconografiche, sociali ecc.). Il pericolo più grande è quello di perdere la cultura, il gusto, la conoscenza e la “ritualità” di un pasto tradizionale.

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